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GLI OCCHI DEI RAGAZZI DI SAN FERDINANDO

Gli occhi dei ragazzi immigrati di San Ferdinando ci hanno raccontato tutto: densi di dolore e dignità, colmi di tristezza e voglia di vivere. Dalla visita alla baraccopoli e alla tendopoli porteremo con noi il carico di disumanità in cui è costretto a vivere una moltitudine di persone che oggi sono in Europa non per scelta ma per necessità di sopravvivenza. Abbiamo raccolto le loro testimonianze, abbiamo attraversato dimore sudicie e fatiscenti, prive di servizi primari, tirate su con stracci e lamiere abbandonate; abbiamo raccolto le loro storie di ordinario sfruttamento: costretti a lavorare giornate intere nei campi per 25 euro, alla mercé di caporali e sfruttatori. Abbiamo conosciuto i compagni di Sacko, ancora sconvolti per l’accaduto, ai quali abbiamo assicurato un sostegno affinché il corpo del giovane sindacalista, giustiziato perché si era permesso di infrangere le leggi della mafia, possa far ritorno in Mali.
La campagna elettorale è finita e non abbiamo bisogno di slogan, la visita del Pd a San Ferdinando nasce dall’umana solidarietà nei confronti di questi ragazzi, che per il ministro dell’Interno valgono zero e vivono in una “pacchia”, e invece la verità è cruda e non abbisogna di frasi ad effetto per essere raccontata. Solo chi è in malafede e serba nell’animo pulsioni razziste può permettersi certe licenze verbali.
Abbiamo avuto modo di conoscere la mano gentile degli operatori, che fanno del loro meglio per assicurare conforto e assistenza alla vasta comunità immigrata, ed e’ d’esempio la solidarietà del sindaco Andrea Tripodi e della sua amministrazione comunale, ma la nostra determinazione oggi è fare tutto ciò che possibile perché questo faro che si è acceso su San Ferdinando non si spenga e che la tragedia di Sacko possa comunque trovare un senso di riscatto collettivo.
Nel pomeriggio, inoltre, abbiamo avuto modo di confrontarci con il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, e con il procuratore capo, Giovanni Bombardieri, insieme ai suoi sostituti. La magistrature e tutte le forze inquirenti svolgono un lavoro straordinario, e anche nel delitto di Sacko gli inquirenti di Vibo Valentia hanno svolto un lavoro repentino e preciso per fare luce sull’uccisione del ragazzo maliano. Ora, però, la parola passa alla politica, al Governo in primis, che non può voltarsi ancora dall’altra parte. Dal canto nostro, non faremo mancare mai più la nostra voce, lo stimolo permanente affinché Sacko non sia morto invano.

Ernesto